Corrado Tocci

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La Primavera di Praga e la Primavera Africana

LA PRIMAVERA DI PRAGA E LA PRIMAVERA AFRICANA

La primavera 2011 ci ha portato delle bellissime novità, le nuove generazioni africane, di cultura araba ed islamica, stanno prendendo coscienza del loro ruolo storico e chiedono ai Governanti dei loro Paesi un cambiamento, che sul piano dei contenuti è equivalente a quello che i giovani cecoslovacchi ricercavano nella primavera di Praga.

Sembra difficile paragonare i due fatti considerato il cambiamento globale avvenuto in meno di mezzo secolo. Negli anni ’70 si era ancora in piena guerra fredda con il mondo diviso in due blocchi, rigidamente controllati, da una parte da un sistema militare accentrato dalla Russia, dall’altra da un sistema misto, economico/militare, interessato al controllo di territori non tanto dal punto di vista ideologico quanto per continuare politiche neo-coloniali.

Allora, in un periodo storico fondato sulle ideologie, l’anelito alla libertà venne represso, solo per poche decine di anni, dai carri armati russi. L’intervento venne deciso per evitare lo sgretolamento del blocco sovietico, con l’occidente rimasto a guardare compiaciuto, considerando l’intervento come un grande regalo alla propaganda occidentale. Le esigenze, gli aneliti di libertà, le delusioni, le repressioni rimasero tutte a carico della popolazione cecoslovacca. Il sacrificio di Jan Palach venne utilizzato come “strumento di propaganda”.

In questi pochi anni che ci separano dalla caduta del blocco sovietico con la globalizzazione, nelle politiche dei vari Stati sono intervenute forme di “deregolazione” che hanno permesso alla finanza di sovrastare l’economia e di renderla subalterna. E’ avvenuto un cambio di mentalità dove l’importante non è più la creazione di ricchezza, derivante da un economia che crea lavoro, sviluppo e ricchezza vera, ma la circolazione di “titoli finanziari”, ai quali un sistema “privatistico” assegna valori non garantiti da nessuno, con il solo compito di rastrellare ricchezza vera da rimborsare in parte negli anni futuri.

In questa azione c’è stato un grande coinvolgimento delle oligarchie arabe che controllano il petrolio e le altre materie prime non rigenerabili. Queste oligarchie sono azioniste delle più grandi multinazionali occidentali, proprietarie di brevetti, di reti di distribuzione, di appalti, di produzioni agro-alimentari, di società che garantiscono la credibilità dei sistemi attraverso i criteri dei rating.

Questa primavera africana ha come ostacolo questo sistema di commistione socio-economica. Paradossalmente i Governi occidentali danno l’impressione di voler sostenere questa primavera, facendo come se non conoscessero i grandi interessi che le multinazionali hanno all’interno di quei Paesi.

Speriamo che a tempi brevi la realtà non ci dimostri che queste dimostrazioni vengono “aiutate a suicidarsi”, all’interno di ciascun Paese africano, utilizzando la leva dell’abbassamento del prodotto interno lordo, strumento spesso usato dalle multinazionali per dimostrare il loro strapotere rispetto allo stato nazionale.

Aprile 2011.


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