Corrado Tocci

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La corruzione delle elite e della pubblica amministrazione

LA CORRUZIONE DELLE ELITE E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Ogni qual volta emerge uno scandalo si cerca di fare di “tutta l’erba un fascio” così tutti sono corrotti e nessuno è corrotto.

Il politologo Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della Sera” ha scritto che i recenti scandali non sono, soltanto, espressione di una casta politica corrotta, ma, anche, molto semplicemente, di una società corrotta, L’autore pensa pessimisticamente che in Italia si disponga, in generale, di scarso senso della comunità e della legalità, e al posto di esso domini troppo “la famiglia e l’individualismo anarchico”.

Vista la gravità delle affermazioni non ci si può fermare a questa analisi generale, ma, occorre cercare di approfondire il fenomeno in modo da individuare le “fonti” che possono essere concausa della degenerazione del sistema.

Jeremy Rifkin nel 1998 ha pubblicato un’opera dal titolo “La Fine del Lavoro”, con il sottotitolo “Il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era post-mercato”. L’opera evidenzia come la nuova società che avanza divide in modo netto la popolazione in due classi distinte e separate, quasi inconciliabili tra di loro: una classe elitaria abituata ad operare a livello mondiale, detentrice dei simboli e delle conoscenze necessarie a far funzionare la società dell’informazione ed il mercato globale; e un crescente numero di lavoratori in eccesso con poche speranze di trovare una occupazione stabile nella economia globale ad alta tecnologia.

Per la prima volta nella storia, si cerca di eliminare sistematicamente il lavoro umano dal processo di produzione; macchine intelligenti sostituiscono gli essere umani in infinite mansioni, costringendo milioni di operai, impiegati e disoccupati a fare la coda negli uffici per l’impiego, peggio ancora, in quelli dell’assistenza sociale.

Da questo spaccato emerge che le componenti che possono permettersi di farsi corrompere rientrano in quelle che detengono le conoscenze, le competenze e i simboli della società globalizzata.

Considerato che la grande massa della popolazione comincia a sentirsi più suddito che cittadino, e il massimo della corruzione che si può permettere è quella di favorire una economia informale per far studiare i figli o per pagare le vacanze alla famiglia, costoro sono sicuramente fuori dai grandi giri finanziari.

In questa situazione così complessa il ruolo della politica è più che mai centrale, la politica ha il compito di far convivere gli interessi reali presenti attraverso progetti reali funzionali alle esigenze delle persone.

La proposta politica deve chiarire quali interessi vuole portare avanti, con quali proposte e quali processi. Tenendo ben presente che gli interessi reali si esprimono sia attraverso i comportamenti singoli, sia attraverso le rappresentanze.

Dopo tangentopoli si è ritenuto che la soluzione per evitare forme degenerative di corruzione della vita pubblica fosse nella separazione tra politica e amministrazione.

Gli scandali di questi giorni dimostrano che la soluzione è stata forse, peggiore del male, avendo allargato la platea di quelli che concorrono alla decisione, aumentando conseguentemente il numero di coloro che possono essere tentati a farsi corrompere.

Immediatamente è riesplosa la polemica sulla “funzione di supplenza dei giudici”, intesa come l’esercizio di funzione ritenute di pertinenza di altri Organi dello Stato.

Il termine supplenza assume diversi significati, per capirne la portata si può fare riferimento ad un autorevole magistrato, M. Cicala, che nel 1987, a tale riguardo, scriveva “come nella denominazione comune di supplenza giudiziaria si ritrovassero compresi fenomeni di natura assai diversa tra loro, che potevano essere suddivisi nella seguente tipologia di supplenza: nei confronti della pubblica amministrazione; delle forze di polizia; degli organi di direzione politica del Paese.

Come cittadini, non avendo la cultura giuridica necessaria, ci poniamo la domanda, quali sono le motivazioni per cui accadono questi fenomeni di supplenza?

Ci viene in aiuto Norberto Bobbio quando evidenzia come nelle esperienze degli ordinamenti costituzionali occidentali si riscontra di norma che ad un parlamento forte corrisponde un governo debole e viceversa.

In Italia conclude il filosofo, Parlamento e Governo sono entrambi deboli. Così, diviene naturale che il terzo potere trovando molto spazio lo occupi. Se, poi, la politica continua ad aver bisogno della magistratura per compiti di mediazione sociale, non si può lamentare del suo ruolo di supplenza.

Le varie leggi che si sono susseguite dopo tangentopoli, dalla legge n. 142 del 1990, fino alla riforma del ministro Brunetta del 2009, non hanno centrato il cuore del problema, che non si risolve con il conferimento di maggiori poteri ai dirigenti, sempre più equiparati a datori di lavoro privati, ma il problema vero, oggi, è come prevenire le varie forme di corruzione.

Le riforme dovrebbero dare risposte ad una serie di domande, come: per prevenire la corruzione è stata realizzata l’anagrafe tributaria dei dirigenti, soprattutto a livello regionale? Si è controllato nel momento della aggiudicazione dei progetti collegati ai fondi regionali, se le gare venivano aggiudicate da società o enti costituiti da poco? Cosa è stato fatto per evitare che molte di queste società o enti facessero riferimento a persone direttamente interessate alla gestione dei fondi? Ha funzionato la normativa sui ricorsi amministrativi e via gerarchica e sull’accesso agli atti? Come prevenire le possibili “deviazioni” di singole componenti della pubblica amministrazione che gestiscono fondi e una volta scoperti quale pena, certa, possono rischiare?

Sono questi gli aspetti che interessano la maggior parte dei cittadini che fanno parte di quella classe di lavoratori in eccesso o in ricerca spasmodica di lavoro, che si “aggrappano” sempre più allo stato sociale e che sperano che la pubblica amministrazione ricopra il ruolo di imparziale ed efficiente tutore dei pubblici interessi, rinviando al parlamento e ai partiti le scelte politiche e gli indirizzi generali.

Gennaio 2009.


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