Corrado Tocci

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CARLO MARIA MARTINI: UN SACERDOTE TRA LA GENTE

Oggi pomeriggio si è tenuto il funerale del “figlio” della Compagnia di Gesù, Carlo Maria Martini.

Appena esposta la salma all’interno della Cattedrale di Milano è iniziata una fila ininterrotta di gente comune che piangeva la scomparsa di un gigante, che con la Sua alta statura, non solo fisica, svettava all’interno di una Chiesa piena di problemi, divenendo faro certo di un cammino salvifico, scevro da ogni mondanità.

Quei lunghi serpentoni di persone in attesa hanno attirato l’attenzione dei media, che hanno trattato l’avvenimento come un qualsiasi avvenimento mondano. E’ iniziata la corsa a scovare informazioni sull’uomo e le sue abitudini, ma la sua appartenenza ai gesuiti lo portava a condurre una vita semplice, lontana da un sistema di circoli e salotti presenti in una grande metropoli come Milano.

Un uomo interessato più al valore del potere della trascendenza che a quello temporale. Questo suo atteggiamento non lo rendeva “simpatico” tra i detentori del potere, comprese alcune componenti cattoliche.

I media conoscendo poco di questo uomo si sono dovuti arrabattare, spesso sulla rete, con il rischio di osannare un uomo che aveva sempre rifuggito il palcoscenico.

Ad arricchire ulteriormente quanto verrà scritto su Carlo Maria Martini è opportuno ricordare due episodi vissuti personalmente.

Negli anni settanta era stata da poco istituita la Conferenza Episcopale Italiana, uno degli Uffici era quello per la Pastorale del Mondo del Lavoro. Nella seconda metà degli anni settanta il mondo del lavoro stava cambiando, si era all’inizio del post-fordismo, la Chiesa italiana si interrogava su come riorientare l’azione pastorale da quella dei “Cappellani del Lavoro” ad una presenza ecclesiale in grado di rispondere al cambiamento in atto.

Il Direttore dell’Ufficio della CEI. Mons. Fernando Charrier in estate, per alcuni anni, organizzò una tre giorni a Pragelato, in Piemonte, invitando dirigenti delle organizzazioni del mondo del lavoro, professori universitari, manager di stato. Durante gli incontri ogni invitato raccontava la sua esperienza lavorativa, accompagnata da riflessioni utili al piano pastorale, ai vari interventi seguiva una riflessione socio-economica fatta da professori della Università di Bologna, la conclusioni delle varie mezze giornate spettava al Rettore della Pontificia Università Gregoriana, Carlo Maria Martini, il quale aveva il compito di coniugare il vissuto con la parola di Dio.

Questi incontri contribuirono a sostanziare, ulteriormente, l’azione dell’Ufficio della CEI, favorendo il passaggio da “Pastorale del Lavoro” a “Problemi Sociali e Lavoro”.

L’altro episodio appartiene ai primi anni ottanta quando era già stato nominato Arcivescovo di Milano. In quegli anni era evidente la crisi della politica e l’incapacità dei partiti di rinnovarsi. La Chiesa italiana favori l’avvio di scuole per la formazione sociale e politica, al di fuori del sistema dei partiti. Queste scuole avevano il compito di favorire la formazione dei cittadini per prepararli alla gestione della “cosa pubblica”. Come Diocesi di Milano Carlo Maria Martini lanciò questa scuola di formazione politica che ottenne un successo strepitoso, i corsi furono frequentati da migliaia di persone. In quel periodo grande attenzione al fenomeno la prestò il prof. Miglio.

Oggi durante il funerale è stato letto un messaggio del Santo Padre che ricordava una omelia del Cardinale degli anni ottanta, ma la gente sul piazzale ricordava il motto scelto da Carlo Maria Martini, “Per amore della verità abbracciare le avversità”, e a molti fedeli era rimasto impresso il richiamo alla conversione fatto pochi anni prima.

02 Settembre 2012.


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