Corrado Tocci

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LA CENTRALITA' DELL'UOMO NEL LAVORO ARTIGIANO

LA CENTRALITA' DELL'UOMO NEL LAVORO ARTIGIANO

Questa pubblicazione è il frutto di un lavoro svolto dagli studenti di teologia del seminario di Colle Val d’Elsa, coordinati da Antonio Greco, sotto la guida di mons. Fernando Charrier, con la collaborazione di Corrado Tocci e Marco Citterio, agli inizi degli anni 80’.

La prefazione è di mons. Fernando Charrier, Presidente della Commissione Episcopale Problemi Sociali e Lavoro della C.E.I.

“Non è facile parlare oggi del lavoro, almeno nei termini di valore: in una situazione, infatti, in cui non c’è lavoro, oppure esso mantiene larghe caratteristiche che portano l’uomo a subirlo, od, ancora, nel cambio radicale del rapporto uomo-lavoro, si può notare sconforto e confusione.

Studi di esperti affermano che il lavoro, come oggi lo conosciamo, è condannato a scomparire; la nuova società, sperimentando il nuovo lavoro, cambierà radicalmente.

Tutto ciò potrebbe far dimenticare che tuttavia i problemi del lavoro oggi sono all’attenzione di tutti: di chi si propone di assumersi il compito di imprenditore, di chi si impegna nel campo tecnico, di chi lavora manualmente, di chi, e sono in molti, cerca lavoro senza molte speranze di trovarlo.    

Il lavoro artigiano pare sfuggire a tutte queste difficoltà.

Non si può pensare ad un lavoro che abbia come base l’inventiva senza tener conto che per questo ci vuole la diretta e immediata presenza dell’uomo. Il “robot” potrà anche lavorare con più precisione dell’uomo, ma non potrà mai inventare: è un esecutore puntuale e preciso, ma nulla di più.

Si può quindi pensare che una riflessione sul “lavoro artigianale” non sia rivolta solo all’oggi di questa società.

E’ una riflessione che si prolunga nel futuro e che mantiene tutta la sua validità anche di fronte ai veloci cambiamenti in atto. Anzi, oserei affermare, che proprio il lavoro artigianale, può essere “emblematico” per il lavoro della “società dell’informatica”. Emblematico perché può proporre i valori, su cui deve fondarsi ogni rapporto tra l’uomo e il lavoro: valori quali imprenditorialità, nelle sue varie espressioni, autonomia ed inventiva; creatività e completezza di esecuzione di tutto il processo produttivo; e così via.

In una parola: la centralità dell’uomo in ogni momento lavorativo.

Non mi pare sia un attento rilevatore dei fatti chi, entrando in una “bottega artigiana”, pensa immediatamente che qui si lavora in modo “arretrato”; che la modernità non vi ha ancora fatto capolino; e che chi si dedica ad un simile lavoro non ha compreso la direzione dello sviluppo della società.

A chi, poi, si riferisce al cristianesimo il lavoro artigianale offre meglio il senso del progetto di Dio a riguardo dell’uomo, dei rapporti sociali, della società ecc. Non si pensi che, una volta ancora, i cristiani sono gente che guarda indietro o che sono in ritardo sulla storia dell’uomo.

Chi non può verificare che il “modo” di lavorare oggi largamente diffuso non salvaguarda i diritti della persona umana? E il “bene” dello sviluppo industriale non è stato, a volte stravolto da “ideologie” e da mentalità che hanno camminato in senso inverso al vero progresso umano? Si può dire che l’uomo sia nell’attuale realtà il “signore” delle cose? E’ lui che domina l’economia, lo sviluppo, la “politica”, oppure è dominato da queste realtà?

Tali domande non sono astratte, sono interrogativi che, consciamente o incosciamente, l’uomo oggi si pone.”

La “memoria storica” richiamata in queste pagine può essere di aiuto a tutti per non avviarci su una strada che penalizza nuovamente l’uomo nonostante tutte le conquiste tecniche e scientifiche.


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